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Le imposte sulle case sono state aggravate, con l’Imu, fino ad un punto che non conosce precedenti. Tale aggravamento ha preteso di trovare una giustificazione nel presupposto che, in Italia, esse siano inferiori a quelle degli altri Paesi. Ma il confronto con questi ultimi basato sul rapporto Fisco-PIL è viziato alla radice dal fatto che il nostro PIL include anche il sommerso (per cui le tasse sembrano minori di quel che in realtà sono, incidendo su una più ristretta base).

La Confedilizia – si legge in un intervento di Corrado Sforza Fogliani, presidente – lo ha ripetutamente rappresentato alle autorità di Governo, sottolineando altresì che fuori d’Italia le imposte di trasferimento sono ragguardevolmente inferiori rispetto alle nostre (un 3-10 per cento rispetto al 4 e financo all’1 per cento)

Evidenziando, ancora, che il confronto con l’estero non può prescindere dalla considerazione che i proprietari di casa (la cui imposizione fiscale si basa su rendite che di fatto fanno, incostituzionalmente, riferimento al valore dei beni e non, come la legge catastale prescrive, al reddito degli stessi) patiscono in Italia una tassazione patrimoniale (e quindi surrettiziamente, e pro-gressivamente, espropriativa, come i maestri di Scienza delle finanze insegnano) che non ha paragoni, mentre altrove è caratterizzata dall’essere ancorata al reddito e al civile principio (formalmente stabilito, per la Germania, dalla stessa Corte costituzionale, ancora nel ’95) che il prelievo fiscale non può essere superiore alla concreta capacità di reddito dei beni colpiti.

Confedilizia – conclude Fogliani –  (conscia che la battaglia per l’equità non può essere pretermessa e conscia, in particolare, che i risparmiatori nell’edilizia sono una risorsa al pari dei valori, di indipendenza e di libertà, che rappresentano) continuerà a battersi per un ritorno all’equità e contro ogni discriminazione fiscale, anche nello stesso settore immobiliare.

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