Relativamente alle previsioni su come potrebbe evolvere il mercato dei mutui sulla scia dell’adozione della nuova direttiva europea, se fosse confermato l’attuale testo proposto – che introduce misure per un efficiente e unico mercato competitivo e promuove la stabilità finanziaria – i manager intervistati ritengono che gli impatti saranno sicuramente numerosi e significativi.
Per la maggioranza dei rispondenti (61%) uno sviluppo di canali alternativi di erogazione sarà improbabile così come cambiamenti nella relazione tra enti erogatori e compagnie di assicurazione (46%), mentre una quota del 50% prevede un miglioramento nella consapevolezza dei consumatori rispetto al loro livello di indebitamento e nella capacità di confrontare differenti offerte di credito, oltre a una crescita della fiducia verso gli enti creditori.
D’altro canto, le disposizioni riguardo il calcolo del tasso annuo effettivo globale (APCR) sono generalmente considerate dai lenders come più efficaci nel migliorare la qualità e la trasparenza del mercato dei mutui, così come – per una quota del 50% di rispondenti – la regolamentazione degli intermediari creditizi e la supervisione sulle istituzioni non creditizie. Quest’ultima disposizione è ritenuta essere uno degli elementi contenuti nella proposta di direttiva che avrà il maggior impatto sul mercato perché si ritiene che tali nuove regolamentazioni porteranno una maggior qualità del credito erogato attraverso questi canali, a fronte di volumi inferiori di finanziamenti intermediati da queste tipologie di operatori.
Per quanto riguarda le valutazioni immobiliari, inoltre, la proposta di direttiva non presenta significativi cambiamenti rispetto alle regolamentazioni vigenti; ciononostante, nella ricerca Efma-CRIF è stata chiesto ai partecipanti la propria opinione e valutazione nel caso tali disposizioni fossero introdotte in forma di norma: secondo il 48% dei rispondenti, i lenders otterrebbero benefici significativi da una disposizione per la quale all’interno degli Stati membri venisse assicurato l’impiego da parte degli enti erogatori di valutatori in grado di dimostrare competenze e qualità compliant con gli standard nazionali e internazionali di valutazione, trasferendo inoltre in maniera chiara obbligazioni e responsabilità sulla rete di periti.
In aggiunta, il 74% dei partecipanti alla ricerca ritiene che dovrebbe essere incoraggiata la possibilità per gli enti erogatori di accedere e utilizzare fonti informative indipendenti e certificate per verificare redditi, risparmi e altre obbligazioni finanziarie del cliente (grafico seguente). È interessante notare come la percentuale di coloro che dichiara di non essere particolarmente interessato a questo aspetto appartiene ai gruppi bancari con sede centrale in Francia.
Dal punto di vista delle informazioni utili alla valutazione dell’affidabilità creditizia, la stragrande maggioranza degli operatori intervistati (il 74%, per la precisione) ritiene che poter accedere a informazioni sulle effettive capacità di spesa dei prestatari avrebbe un effetto positivo sulla valutazione di concessione di un mutuo. In particolare, queste informazioni potrebbero comprendere dati esterni sulle abitudini di indebitamento, sul profilo di gestione dei crediti, sugli scoperti di conto e sull’utilizzo di credito revolving, sul livello complessivo di indebitamento e sulla propensione al credit shopping, al rifinanziamento e alla richiesta di credito a più di un istituto bancario.
Inoltre, dalla ricerca è emerso che la recente crisi ha spinto i lenders – secondo il 41% dei rispondenti – a risviluppare i propri sistemi di rating interno con l’obiettivo di migliorare l’efficienza e le performance dei modelli utilizzati rispetto al nuovo scenario economico, evidenziando anche l’attenzione prestata da parte degli operatori alla valutazione della compliance dei rating interni sia rispetto ai requisiti normativi che al mutevole contesto economico.
Inoltre, un altro 28% degli intervistati ha dichiarato che la propria organizzazione ha pianificato il risviluppo di tali sistemi entro i prossimi 12 mesi.
Seguendo la Direttiva sul Credito al Consumo approvata nel 2008, uno degli obiettivi dell’attuale proposta di direttiva sui mutui residenziali mira a promuovere pratiche di Responsible Lending e a garantire che la valutazione dell’affidabilità creditizia dei clienti sia gestita in maniera appropriata. A questo riguardo, gli indicatori di sostenibilità creditizia dovrebbero essere utilizzati non solo in fase di accettazione, ma andrebbero proficuamente estesi anche alla gestione del portafoglio per predire situazioni di insolvenza e permettere agli istituti finanziari di intervenire pro-attivamente.